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Immagine del redattoreTiziana Viganò

“Volver” di Maurizio de Giovanni. Recensione di Tiziana Viganò







Sulle note e le parole di un altro tango argentino, composto da Carlos Gardel e Alfredo Le Pera nel 1934, con questo romanzo Ricciardi chiude il cerchio, torna alle origini, vuelve, dove tutto è cominciato.

Volver”, tornare.

È sempre emozionante ritrovare vecchi amici di presenza o anche di carta: ma chi dice che i personaggi della serie di Ricciardi stiano solo nelle pagine dei libri? Dopo quindici romanzi e diciotto anni di avventure

Ricciardi. Marta, Nelide, Bambinella, Livia, Modo e Maione, quelli che ritroviamo in “Volver”, sono ormai così vivi nella nostra mente da essere quasi reali.

Ma la Storia dell’Italia si è intrecciata con le innumerevoli storie personali, con il popolo napoletano e con la città che ormai conosciamo bene. Perché siamo nel 1940, Mussolini ha dichiarato guerra e la vita di tutti è stata sconvolta.


Angosciato dalle leggi razziali che potrebbero scagliarsi contro la famiglia Colombo e quindi anche contro Marta, la figlia, per quelle gocce di sangue ebreo, Ricciardi ha trasferito la famiglia a Fortino, nel Cilento, nella sua casa baronale. Nel 1906, quando era bambino, proprio lì aveva avuto la prima visione di un morto ammazzato e questa facoltà medianica l’ha perseguitato per tutta la vita.

“Perdio, non l’ho nemmeno toccata la tua donna” gli diceva Gaetano Sarubbi coperto di sangue.

Ora è chiamato a tornare in quel luogo e lo rivede mentre gli dice

«Ti sembra giusto? Tutti quei morti ammazzati, e io ancora senza giustizia».

Così, tornato alla radice del suo dolore, è costretto a riprendere le indagini per svelare un mistero di decenni prima: parla con i paesani, segue tracce labili e ascolta anche quello che la gente non vuole dire, non vuole ricordare. Ma lui è un capatosta e non si fermerà, non senza pagare un alto prezzo di dolore, ma del resto sappiamo che il dolore fa parte della sua vita da sempre.

“Dedicarsi a quel vecchio omicidio dimenticato era un modo per riflettere su se stesso, sul ritorno a Fortino, e in generale sulla sua vita”

Marta, che per fortuna non ha ereditato “il Fatto” dal padre, ma ha comunque una sensibilità paranormale, riesce ad ascoltare, unica fra tutti, i racconti del passato dei suoi nonni da un'anziana cameriera muta e trova una lettera del padre di Ricciardi, che sarà rivelatrice per sciogliere i nodi e trovare la verità.


Nel frattempo Maione a Napoli, con l’aiuto di Bambinella, riuscirà a salvare il dottor Modo da un colpo di testa che l’avrebbe portato a morte, Livia tornerà a Napoli da Buenos Aires e Nelide scioglierà un po’ la sua eccessiva rigidità. Molto bella la figura di Filomena, la domestica muta che ricorda gli eventi passati e appare con Marta in ascolto sulla dolcissima copertina. Forse sarà proprio Marta a proseguire, con la sua intelligenza emotiva, la storia che finora è stata incentrata sul commissario Ricciardi?


Napoli, grande protagonista dei libri di Maurizio de Giovanni, sta affrontando un periodo cupo, che diventerà sempre più nero, man mano che la guerra travolgerà l’Italia e il mondo conosciuto. Ma c’è una filosofia che sorregge il popolo, un modo di fare e pensare che da sempre salva la città dalla disperazione: fatalismo, rassegnazione, rimozione o negazione, o anche soltanto non fissare troppo le cose negative e resistere. Un modo di essere e di vivere cui dà voce Bambinella

“Eh, vabbè, brigadie’! Forse il sole non spunta domani mattina? E la luna stanotte non si fa vedere? Saranno tempi duri, e magari qualcuno farà una brutta fine. Ma le cose come cominciano così finiscono. Bisogna saper aspettare. E cercare di sopravvivere, per arrivare dall’altra parte della tempesta. Come facciamo sempre, e come abbiamo sempre fatto.”

De Giovanni  non esclude di raccontare Ricciardi negli anni Cinquanta, dopo la fine della guerra...e l’idea ci incuriosisce molto! Non ci resta che aspettare con un po’ di nostalgia. È questa emozione dolce amara che permea tutto il romanzo, mentre l’autore dà l’addio, o l’arrivederci, al suo amato protagonista con questa indagine non poliziesca ma personale, ben diversa dalle precedenti: lo stile narrativo è sempre inconfondibile, il lessico ammaliante, la prosa poetica. Da leggere subito!


altre recensioni dei libri di Maurizio de Giovanni su questo sito


Serie di Ricciardi

Soledad (2023)

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Serie dei Bastardi di Pizzofalcone

Fiori (2019)

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Serie di Sara

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Serie di Mina Settembre

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“Volver”

di Maurizio de Giovanni

genere: giallo

editore: Einaudi, 2024

pagine: 264



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