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"La svedese" di Giancarlo De Cataldo. Recensione di Tiziana Viganò







Come si può crescere in un ambiente dove l'humus è degrado e miseria, dove non ci sono opportunità? Le piante più forti riescono a fiorire comunque, ma le più fragili facilmente vengono contaminate dalla criminalità. Anche chi ha intelligenza, capacità e forte volontà di emergere dal fango onestamente, può trovarsi in situazioni che portano su una via opposta. 

È ciò che succede a Sharo, vent'anni di bellezza e seduzione, lavori precari per le continue avances dei datori di lavoro, che ha l'obiettivo di cambiare luogo e vita.

Ma per chi abita alle Torri, squallido quartiere della periferia romana, la distanza sociale da chi abita in centro è abissale, salire la scala che conduce al benessere e al successo è come scalare l'Everest. La delinquenza spesso è una scelta obbligata: l'ascensore sociale non funziona.



Il caso e il destino possono aiutare, nel bene o nel male: il fidanzato di Sharo, un balordo spacciatore di droga, la supplica di fare una consegna al posto suo. Lei cede e così comincia la sua ascesa nel mondo del crimine: è intelligente, capace, ha fiuto nel marketing, così si guadagna prima il rispetto, poi l'odio dei concorrenti, da quando sbaraglia l'Aquilotto, signore della roba alle Torri. Diventa "la Svedese" bionda e fatale, astuta e geniale, femmina in un mondo di maschi in lotta per il potere. Ma lei è una vera manager, ed entra nello smercio della Gina , droga dello stupro unita al GHB o altre sostanze sintetiche, reperibili facilmente sul dark web a prezzi stracciati e venduta con guadagni stratosferici. Una droga legale, sogno di ogni pusher. Quando conosce il Principe, un vero aristocratico, si trova aperte le porte di quel centro città e della gente ricca che sognava da sempre: nasce un legame insolito d'amore, lui Pigmalione, lei allieva attenta. Poi si lega a Vitaliano, pezzo da novanta della 'ndrangheta, "sulla vetta della montagna criminale", uno di quelli in giacca e cravatta che hanno il compito di far girare i soldi, ripulirli, reinvestire gli utili, moltiplicarli, esperti in imprenditoria e finanza.



Giancarlo De Cataldo, autore dei famosissimi "Romanzo criminale" (Einaudi, 2002), "Suburra" (Einaudi, 2013) e tanti altri, fa entrare i lettori in un mondo reale, sporco e pericoloso, descrivendo i percorsi della malavita romana e la sua evoluzione negli anni, unendo fiction e realtà, circondando la protagonista di molti personaggi che raccontano un ambiente e una città dove i confini sociali sono fortemente tracciati, ma dove il vizio e il degrado sono ubiquitari.

Con il suo stile asciutto ed essenziale, colorato con il linguaggio diverso dei personaggi, dialetto romanesco o italiano forbito, De Cataldo propone un romanzo sociale, che fa capire, almeno in parte, la malavita non certo per giustificarla, ma per capire il fenomeno e le sue radici: sulla sua esperienza di ex magistrato possiamo contare, anche quando ci piacerebbe chiudere gli occhi e non vedere né sapere.



"La svedese"

di Giancarlo De Cataldo

genere: giallo, hard boiled

editore Einaudi, 2022

pagine: 240




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