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"La memoria del cielo" di Paola Mastrocola. Recensione di Tiziana Viganò






Un bel visetto di bambina, seria, bionda, occhi azzurri ci guarda dalla copertina di "La memoria del cielo" l'ultimo bellissimo romanzo intimistico di Paola Mastrocola. Ha una maschera, simile a quelle da sub, con le lenti doppie, due fisse e due sollevate.

Basta questa immagine a raccontare l'argomento del libro, complesso e affascinante sotto le vesti di una narrazione di tipo autobiografico, talmente realistica, sentita e partecipata dalla scrittrice che ci si chiede se stia parlando di sé o di un personaggio conosciuto.


La Mastrocola è maestra di narrazioni: la sua fine scrittura è sempre elegante, garbata, misurata, qui coinvolge le nostre emozioni sul filo di mémoires che tutti quelli che hanno vissuto quegli anni riconosceranno. Non faranno fatica a identificarsi con uno o l'altro dei personaggi.

Gli occhi chiari e innocenti della bambina osservano la sua realtà dal punto di vista della prima infanzia, la mamma e il papà, i vicini, il luogo dove vive, Torino, e quello dove è nato suo padre, Pizzocolle, paese d'un Abruzzo pastorale. La sua mente vede, sente, capisce e interpreta a modo suo. Da sempre appassionata di lettura e di scrittura, quei i mondi in cui evade dalla realtà che non le piace, da adulta mette nero su bianco gli accadimenti di un passato lontano.



I ricordi dell'infanzia non sono nostri: se nessuno ce li regala, non esistono. Per questo l'infanzia è una colossale menzogna che raccontiamo prima di tutto a noi stessi.


Siamo nel 1930: Vincenzo è un ragazzo di famiglia contadina abruzzese che riesce a studiare con grandi sacrifici, si diploma ragioniere, lascia il suo paese e arriva a Torino, riuscendo a diventare un impiegato della FIAT: contento di sè e della sua vita, è sempre allegro e soddisfatto. Impiegato era una parola importante, allora, voleva dire non essere operaio. Si sposa nel 1950 con Teresa, torinese che ha avuto un'infanzia tormentata, lavora come sarta da quando aveva 11 anni e sogna di avere un figlio che non arriva mai: miracolosamente arriva Donata, che fin da piccola sente la missione di salvare la madre dalla sua amarezza, risarcirla di tutto il male e renderla felice.



È la storia di una famiglia negli anni del boom, dove tutti tiravano la cinghia, facevano sacrifici per acquistare oggetti del desiderio, come la casa di proprietà e la macchina, e ci riuscivano. Attorno un mondo dove Nord e Sud erano agli antipodi, dove il mondo contadino del paese natale del padre, con le antiche usanze, è visto come arretrato e lontano, dove c'era un contrasto stridente tra la modesta famiglia Mancasciulla e le Madamine della borghesia, clienti di Teresa. 


Donata osserva e filtra con la sua mente bambina ogni cosa, sentendosi sempre sbagliata, inadeguata, priva di radici e totalmente in simbiosi con sua madre: vede solo il brutto di quel mondo. Ma gli anni passano e nuovi orizzonti si aprono, siamo ormai nel 1967 ed è ora di cominciare davvero a vivere, "a perdere la memoria del cielo", quel cielo da cui la sua anima aveva visto Teresa infelice e aveva deciso che proprio quella donna sarebbe stata sua madre.


Non è facile seguire la linea del tempo. I pezzi del passato stanno nella scatola tutti sparsi e li prendiamo a caso, li montiamo un po' come ci viene. Certo, attaccandoli in un modo o in un altro, cambia tutto. Ma ogni racconto è così: arbitrario, dunque falso.

Ma la memoria non è precisa, molto dipende dal materiale immagazzinato nei file del cervello: ci possono essere distorsioni e sono processi naturali, non inganni. Scavare nei ricordi è anche chiedersi ciò che era reale o immaginato: la memoria soddisfa i bisogni del presente e il passato viene rimodellato dalle attuali conoscenze, credenze, emozioni. Possiamo non ricordare un'idea, un fatto, un evento o per distrazione, o scarsa persistenza, o blocchi causati da traumi o eventi dolorosi, o possiamo attribuire un fatto sbagliando, o subiamo informazioni ingannevoli, o non riusciamo a dimenticare ricordi indesiderati. Distorsioni raccontate magistralmente nel libro attraverso i ricordi di Donata.

Ecco quindi la maschera che la figura in copertina porta sul viso: alla fine della narrazione Donata stessa si chiede se quello che ricorda è vero o distorto dall'immaginazione e dalla percezione delle cose passate.


I nostri ricordi sono così ingannevoli? Imprecisi, addirittura sbagliati. Ce li portiamo tutta la vita dentro come se fossero la nostra più profonda verità, li raccontiamo come fossero tesori, e poi? Hanno la stessa sostanza della fantasia. Assomigliano alle storie che c'inventiamo, né più né meno.

Un romanzo che ha intensità di emozioni unita alla delicatezza e all'eleganza di una grande scrittrice.



la memoria del cielo

di Paola Mastrocola

genere: narrativa contemporanea

editore: RIzzoli, 2023

pagine: 272


Paola Mastrocola

Risiede a Torino. Laureata in lettere ha insegnato Letteratura italiana all'Università di Uppsala in Svezia, docente poi presso il liceo scientifico di Chieri (Torino). Fino al 1999 ha pubblicato poesie e saggi sulla letteratura del Trecento e Cinquecento. Ha inoltre pubblicato raccolte di poesie, La fucina di quale Dio, Genesi 1991, e Stupefatti, Caramanica 1999. Ha ripreso questa produzione letteraria nel 2010 con la raccolta La felicità del galleggiante (Guanda). Dal 2000, presso Guanda ha pubblicato alcuni romanzi, vincitori di numerosi premi letterari: Premio Italo Calvino per l'inedito 1999 per La gallina volante; Premio Selezione Campiello 2000 per La gallina volante; Premio Rapallo-Carige per la donna Scrittrice 2001 per La gallina volante; Finalista al premio Strega 2001 con Palline di pane; Premio Campiello 2004 per Una barca nel bosco; Premio Alassio Centolibri - Un autore per l'Europa 2004 per Una barca nel bosco. Un filone della sua produzione è dedicato ai giovani: Che animale sei? Storia di una pennuta (2005), E se covano i lupi (2008). Ha scritto anche alcuni saggi, tra cui La scuola raccontata al mio cane (Guanda 2004) e Togliamo il disturbo (Guanda 2011) sulla situazione della scuola italiana. Del 2015 è il romanzo L'esercito delle cose inutili, per Einaudi; ha poi pubblicato L'anno che non caddero le foglie (Guanda, 2016), L'amore prima di noi (Einaudi, 2016), Leone (Einaudi, 2018), Se tu fossi vero (Guanda, 2021) e Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza (La nave di Teseo, 2021).




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