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“Un cadavere in cucina” di Giancarlo De Cataldo. Recensione di Tiziana Viganò





Un grande scrittore Giancarlo De Cataldo, autore di tanti romanzi e saggi, magistrato che nelle sue opere narrative racconta non solo il crimine, ma anche le deviazioni del potere, i meandri oscuri delle istituzioni.


Nella serie che ha come protagonista il PM e conte Manfredi Spinori della Rocca i delitti sono raccontati con mano leggera, molta ironia e scene divertenti, ma non nascondono la riflessione sulla società e sulla politica.

Il “contino” come è soprannominato il PM, compare nel primo libro Io sono il castigo (2020), seguito da Un cuore sleale (2020), Il suo freddo pianto(2021), Colpo di ritorno (2023), Il bacio del calabrone (2024) tutti editi da Einaudi.


Un cadavere in cucina” ci porta nel mondo dell’alta società romana frequentatrice dell’haute cuisine, di chef rigorosamente stellati, dove i segreti sono ben custoditi, le rivalità, gli odi e gli intrighi sono all’ordine del giorno.

Durante una cena molti clienti del famoso Controcorrente sono intossicati da un fungo allucinogeno, innocuo, ma la cosa rischia di far naufragare la fama del ristorante. Per di più uno dei clienti muore dopo due giorni e perfino lo chef Marini fa una brutta fine. Veleno terribile, quello dell’Amanita falloide che le due vittime, solo loro, hanno ingerito col cibo. Com’è stato possibile?

Manrico è costretto a lasciare la sua villa sul mare di Sabaudia e tornare al lavoro, insieme con la sua squadra di poliziotte, sole donne, che formano un team in gamba: Deborah Cianchetti, efficiente e determinata, pervasa spesso da “furia guerresca”, esilarante nei suoi pensieri in dialetto romanesco, Gavina Orrù, esperta informatica e la timida Brunella.


La faccenda si presenta come un ginepraio: entrano in scena gli alti papaveri, il procuratore generale ,  l’immancabile giornalista di true crime che lancia strali in televisione, perfino un contest culinario, I Re Mangi, in odore di Master Chef. Addirittura intralciano le indagini i Servizi Segreti dell’AISI, nei panni eleganti di un’astuta e ammaliante spia - Carmen o donna-volpe -? che intrappola Manrico in una rete di ragno.

Interessi potenti, depistaggi, oscure manovre mettono i bastoni tra le ruote ben oliate della squadra.


Manrico è un magistrato melomane che trova sempre ispirazione nell’opera lirica per risolvere i crimini: questa volta non trova somiglianze, non riesce proprio ad afferrare l’opera di riferimento, si perde finché


“-...Sono io che mi sono perso. Troppa confusione, troppo...
Troppa gatta morta, si disse Deborah, pensando alla bella spia. Ma non era il caso di esagerare.
- Eppure ce l’avevo sotto gli occhi – riprese Manrico – una congiura… congiura e veleno, come nel Simon Boccanegra...”

Ritmo vivace, trama ben congegnata, personaggi eccellenti rendono questo libro piacevolissimo, una lettura che intrattiene con intelligenza. Il protagonista, Manrico Spinori, è davvero affascinante: raffinato e intelligente, dotato di intuito e allergico ai riti della società come i vincoli posti dall’alto al suo ruolo


“Manrico era l’uomo dei grovigli di ”alta classe”...I casi in cui occorrevano, sì, la determinazione e la competenza tecnica del buon inquirente, ma anche, e soprattutto, abilità diplomatica, nervi d’acciaio, capacità di interpretare i contesti sociali, e indifferenza per le polemiche.”

Io adoro questa serie e ne ho letto tutti i libri. E voi?


“Un cadavere in cucina”

di Giancarlo De Cataldo

genere: giallo

editore: Einaudi, 2025

pagine: 240






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