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"Il complotto dei calafati" di Francesco Abate. Recensione di Tiziana Viganò






Un romanzo storico che unisce l'ambientazione nella Cagliari del 1905, a cavallo tra una tradizione ben radicata e le diavolerie moderne che avanzano col nuovo secolo, a un'accurata ricerca di fatti e cronache dell'epoca fatta dallo scrittore nell'archivio dell'"Unione sarda", sui libri e sulle fotografia di Max Leopold Wagner, fotografo e antropologo di quel tempo.


Francesco Abate non indulge in descrizioni inutili, ma ci porta direttamente in quegli anni mostrandone l'atmosfera, i luoghi, i  grandi fermenti politici, culturali, sociali, caratterizzati da una parte dall'incancrenirsi dei problemi dei lavoratori sfruttati brutalmente, su cui puntava il giovane Partito socialista, e dall'altra dalla corruzione, dal clientelismo e dal sempre maggiore arricchimento dei notabili.


C'è anche il folklore, le tante scene di genere, gustose e divertenti: le feste dei popolani e dei nobili per raccogliere fondi per i terremotati della Calabria, la redazione del giornale, il Caffè Elvetico, i misteri della necropoli.

Emerge una galleria di personaggi che sono disegnati con arguzia e vivacità, tanto che difficilmente si dimenticano, anche se sono numerosi. Calafati e sigaraie, piciocus de crobi (i ragazzini di strada), il fotografo-antropologo Wagner, il vicedirettore del giornale Usai, Ninnino Fanni l'industriale del sapone, l'ex sigaraia Sarrana, Barrusu il mafioso...


E il giallo? Dà il via alla storia l'assassinio di due baroni, e del dimenticato autista: i Cabras, veri emblemi di un'aristocrazia sulla via del tramonto, sempre arrogante, sfruttatrice, che mischia affari e potere col disprezzo per il popolo.

Il romanzo mi ha ricordato la narrativa storica di Andrea Camilleri di cui ricorda la leggerezza della scrittura, l'ironia e l'umorismo, l'intrigo giallo inserito nei fatti storici, i problemi sociali mostrati senza peli sulla lingua.


Dopo "I delitti della salina" torna il personaggio di Clara Simon la giornalista dell'Unione che, come donna è discriminata nel lavoro, "una donna giornalista? un abominio", anzi, per aver osato risolvere il caso precedente, mettendo in luce orrori sotterrati, è stata messa nel sottoscala del giornale a correggere le bozze di due rubriche banali. Non le perdonano la madre cinese che ha sposato un capitano della Marina disperso nella Rivolta dei Boxer in Cina, ma il nonno, potente imprenditore cagliaritano, la protegge. Come mezzosangue non viene mai accettata dalla società, ma sente che il suo lavoro è raccontare la verità, fare la giornalista investigativa, difendere gli ultimi: mette passione in tutto quello che fa, mietendo vittime nei cuori maschili.. Dà scandalo coi suoi abiti audaci, usa la gonna pantalone e la cuffia di cuoio con gli occhialoni, con cui si lancia in corsa folle sulla bicicletta elettrica, ma indossa anche una vezzosa paglietta.

Suo amico d'infanzia e compagno d'avventure è il giornalista mezzosangue svizzero, dai capelli rosso acceso, Ugo Fassberger, che invano cerca di diventare forte e rendersi indipendente da lei: riuscirà a farla partire per Napoli alla ricerca del padre disperso o la lascerà tra le braccia del fascinoso capitano dei carabinieri Rodolfo Saporito?



Lo stile è brioso, ricco di humor e ironia, il linguaggio si adatta a quello antico, velandosi di toni aulici e parole antiche: la lettura procede velocemente seguendo un ritmo da feuilleton  e inseguendo i personaggi che corrono tra l'indagine e gli affari di cuore. Un libro d'intrattenimento, che nasconde però sottotraccia contenuti storici molto sostanziosi, per chi vuole soffermarsi sui particolari e riflettere. 
Il finale è aperto, quindi non ci resta che aspettare il prossimo capitolo della serie da questo scrittore e giornalista abilissimo, di grande esperienza, grande affabulatore.


Necropoli di Tuvixeddu a Cagliari. Foto di Torruzzlu


"Il complotto dei calafati"

di Francesco Abate

genere: giallo storico

editore: Einaudi, 2022

pagine: 272







Cagliari dalla necropoli. Foto di Cristiano Cani

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